Combattiamo le nostre paure con un grande Roar


Non ho mai sopportato la musica pop commerciale, l'ho sempre trovata altamente superficiale e legata a stilemi radiofonici molto lontani da me, non è questa però una scusa buona per emarginare una fetta così ampia di mercato. Ecco quindi che quando, un mesetto fa, rovistando nei cestoni della Coop di Cuneo, mi imbatto in "Prism (Deluxe Edition)" di Katy Perry e non ci penso due volte a buttarlo nel cestello. In fondo 3 euro posso anche spenderli per amore della scienza.

Mettiamo subito in chiaro le cose: questo album non mi trasmette nulla, mi scorre sopra, idrorepellente insomma,  e l'articolo potrebbe chiudersi qua, ma voglio capire cosa mi blocca dall' apprezzare un lavoro simile.
Volendo tenere un minimo di ordine partiamo il fattore packaging. Sono stanco di queste sottilette di cartone, hanno senso con i vinili sia per la tradizione che per una questione di spazio, ma mi infastidiscono per i CD. Capisco il fatto che il formato fisico sia in crisi e che si debba risparmiare ove possibile ma non è sostenibile dover stare attenti a dove si posa il cofanetto per paura che una qualsiasi superficie non totalmente liscia lo rovini. Tolto questo il lavoro di design grafico della copertina, dell' interno e del booklet è strabigliante, con un ottimo effetto foil, anche sulle foto dell' artista ed il CD molto minimal, semplicemente  titolo e scaletta stampato sul supporto argenteo. Il tema generale pare essere l' esaltazione della bellezza, espressa nei colori, nella natura e nelle geometrie kubrickiane, tutto assolutamente in linea con il titolo dell' album, che si cristallizza anche nella disposizione della scaletta sul retro.
La parte più importante resta però sempre la musica, ed è qua che arrivano i miei dubbi.
Katy Perry è famosa per l'inprinting vocale che riesce a dare ai suoi testi, creando una atmosfera gioviale e ad avere un timbro originale, ma ciò le taglia le gambe nello spaziare stilisticamente e tutto si riversa nell'opera finale. Visto nell' insieme si palesa con una struttura "a singoli" distinti e slegati che restituisce il chiaro intento dell'opera. Questo dare un colpo al cerchio e uno alla botte offre infatti la possibilità di avere un raggio d'ascoltatori parecchio ampio ma, unito a quanto precedentemente detto sulla cifra vocale, impone dei cardini che non sempre calzano con lo stile della canzone in esame. L'apertura con "Roar" è perfetta e non a caso è il singolo principale dell' album, leggermente diversa dalla classica firma dell' artista, un po' più posato e meno dance. Da qui voliamo in "Legendary Lover" in cui ad un vocalizzo melodico iniziale segue una parte di derivazione trap che sfocerà comunque nel solito pop dance, con una piccola parentesi tribale. Fortunatamente questa commistione di generi risulta gradevole e rende la canzone la mia preferita dell' album, cosa che non posso però dire di "Birthday", una composizione davvero semplice, posticcia e classicamente anacronistica strizzando l'occhio alla prima Madonna. Da qui approdiamo poi a "Walking On Air" ed il suo sapore da club, null' altro che la classica canzone da discoteca o festa di paese che può anche funzionare in queste situazioni proprio in virtù della sua totale neutraltà. Dopo questo stacco però inizia la parte totalmente inutile, fino alla tredicesima traccia solo "Dark Horse", pezzo in compagnia di Juicy J, si distingue, il restante è solo un "more of the same" di quanto sentito in precedenza.
Le ultime 3 canzoni sono presenti solo nella versione deluxe, quindi non ne terrò conto, in quanto sono fortemente contrario a questa manovra commerciale di far una re-release con qualche bonus per poter vendere qualche copia in più. La accetto nella misura in cui le aggiunte  siano effettivamente rilevanti, vedi la platinum di "Hellvisback", in cui oltre alle due tracce in più abbiamo anche un intero album live al prezzo di un album "classico".
Un dettaglio di cui non sempre si tiene caso è lunghezza dei pezzi: abbiamo in 13 canzoni una lunghezza media di 3 minuti e 40, tranquillamente sotto i 4 radiofonici, a riprova del fatto che sia questo l' obbiettivo del produttore.

Questo genere di prodotti continua ad uscire in quanto fonte incredibile di guadagno, basti pensare a quanti singoli siano stati estratti, quanti dischi di platino abbia collezionato e per quanto tempo sia rimasto in classifica, a discapito di una veloce decadenza del lavoro. Emblematico come ora, a sei anni di distanza, tutto sappia di stantio e di già sentito, figlio di un finto calore da playlist, costruito artificialmente sullo studio del  consumo di quel particolare periodo che mi lascia nulla una volta terminato l'ascolto in quanto troppo intangibile e fumoso.
Sarà per la prossima.

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