Le Migliori Uscite del Record Store Day 2020 Secondo Graffi Musicali


Rimandato al 20 Giugno, il Record Store Day è la giornata in cui tutti i veri collezionisti fanno pazzie pur di accaparrarsi IL disco che stavano aspettando.
Quello che propongo io è dunque un sunto di tutto ciò che ho trovato interessante tra le 400 release di questo anno e spero che possa risparmiarvi ore di ricerche.
Tenete conto, prima di proseguire, che tra i seguenti articoli non troverete singoli,colonne sonore, compilation e ristamponi inutili perchè ho cercato, quanto più possibile, di fornire una lista di titoli interessanti e diversamente reperibili.

Record Store Day 2020


Acid Mothers Temple & The Melting Paraiso U.F.O. - Nam Myo Ho Ren Ge Kyo : Prima stampa in vinile per questo lavoro di psych rock dalle origini buddiste. Sembra strano a sentirlo dire, lo so, ma merita.

Alessandro Alessandroni: Ritmo Dell'industria N° 2:  Primo lavoro a tinte lounge del celebre compositore Romano. Da recuperare se non si vogliono spendere bei soldoni per la stampa originale.


Alfredo Linare Y Su Sonora - Yo Traigo : Per i veri amanti della musica latina, finalmente ristampato dopo più di 50 anni dalla sua uscita.

Andrew Gold - Something New: Unreleased Gold : Compilation postuma del cantautore californiano contenente  inediti, demo e versioni alternative dei suoi classici. Stampa su vinili disponibile solo per il R.S.D.


Bardo Pond - On The Ellipse:  Post rock in downtempo, di nuovo disponibile dopo la release originale del 2003.

 BMX Bandits - C86: Visto che l'indie va di moda.

Bert Jansch - Live In Italy: Registrazioni mai rilasciate del concerto tenutosi a Mestre nel 1977.
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Brian Eno - Rams Original Soundtrack: Colonna sonora, ad opera di uno tra i più influenti artisti nati dalla new wave, del film documentaristico Rams, uscito nel 2018.
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Carlie Parker - Jazz At Midnight: Direttamente dalla Blue Note una prima stampa in vinile di questi due concerti tenutisi l'8 marzo 1953 e il 18 Ottobre 1952  all'Howard Theater di Washington
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Chuck Mosley - First Hellos And Last Goodbyes: Rivisitazioni dell'artista di quello che è stato il suo passato tra Faith No More e Bad Brains.  Forse solo per gli appassionati ma non per questo un'uscita da sottovalutare.
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Clutch - The Obelisk: Uscita monumentale per questi maniaci dello stoner blues che decidono, in  questa data, di rilasciare un box da ben 18 LP contenente la loro intera discografia, più qualche gadget esclusivo.
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Cybotron - Colossus: A quanto pare la psichedelia e lo space rock vanno alla grande quest'anno.
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Davy Graham - The Holy Kaleidoscope: Finalmente una ristampa in vinile di questo obscure cult del '70.
Ottimo lavoro di songwriting e poesia pura per gli amanti della chitarra fingerpicking.
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Dexter Gordon - The Squirrel: Altra prima stampa su vinile ad opera Blue Note, altra registrazione dal vivo da riscoprire. 

Fleetwood Mac - Alternative Rumors: Che "Rumors" sia uno di quegli album che, da soli, sono stati in grado di far scuola non lo si può mettere in dubbio. Ecco allora che forse, ascoltando qualche alternative take di un lavoro come questo, potremmo capirne al meglio le mille sfumature


Fred Buscaglione - Io Piaccio: Ok, lo ammetto, questo è più che altro un promemoria per me, ma hey! A chi non piace Buscaglione?

Gaston - My Queen: Attenzione perchè qua siamo davvero di fronte all'affare. Ristampa attesa da quarant'anni per questa perla del funk/soul. Act fast, andrà sold out ancora prima che possiate immaginarlo.
Gorillaz - G-Sides: Un'altra prima stampa in vinile, questa volta per i "Gorillaz". Certo, una compilation di remix e versioni alternative non la si può definire un'album imprescendibile ma se siete fan del gruppo come me acchittatevelo.

Gorillaz - D Sides: Vedi sopra ma ricorda che qua abbiamo qualche inedito in più
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Hawkwind - At The BBC 1972: Non c'è niente da fare, pare proprio che quest'anno vada lo space rock.
Per la prima volta su vinile.
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Jericho - Jericho: Un lavoro che esala inizio anni '70 da tutti i pori. Forse un po' troppo per gli appassionati ma perchè non riscoprirlo?

Jimmy Urine & Serj Tankian - Fuktronic: Funzionerà? Bella domanda...
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J&K - Stonebone: Attesa ristampa per questo santo graall  del jazz, rilasciato originariamente solo su territorio giapponese.
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Keane - Night Train: Se vi piacciono i "Coldplay" e compagnia bella sarete contenti di sapere che tra le varie ristampe in vinile figura anche questo EP di pop rock inglese. 
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La Famiglia - Quarantunesimoparallelo: Cult del rap made in italy, finalmente ristampato in vinile, a ventun'anni dalla prima stampa.

Marc Bolan & T.Rex - Shadwhead: Compilation edita finìora solo in giappone e contenento versioni alternative dei classici dei T.Rex, ora in vinile.
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Parabellum - Post Mortem Live: Live album dei Parabellum, figure di spicco del punk francese, ora anche in vinile.
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Pennywise - The Fuse: Finalmente in vinile anche questo album dei "Pennywise". Uscito originariamente nel 2005 per Epitaph Records e famoso per il singolo "Knocked Down".
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Pink Floyd - Arnold Layne (Live at Syd Barret Tribute, 2007): I Pink Floyd piacciono a tutti e i loro live sono sempre ricercati dalla folta schiera di fan che hanno, quindi perchè no?
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Refused - Not Fit For Broadcast Live At The BBC: I Refused sono tornati, ci rendiamo conto di che vuol dire?
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San Francisco Christian Center Choir - The Sound Of The San Francisco Christian Center: Chi lo avrebbe mai detto, nel 2020 di trovarsi davanti alla ristampa di un disco del genere? Sicuramente non io, ma evidentemente la fama di "Joy" porta anche a questo 
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Skye - Keeping Secrets: Non è l'album di Trip-Hop per eccellenza, è vero, ma sicuramente è fatto con mestiere e può trovare spazio negli ascolti pressocchè di chiunque. Ora anche su vinile.
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Squallor - Pompa: mi fanno ridere, ok?
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Tal Ross - Giant Shirley: Ok, non avevo mai sentito parlare di questo album ma l'ho ascoltato ed è figo, quindi perchè no?
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The Telescopes - Altered Perception: Vi ho mai detto quanto amo l'indie? No? Strano....
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The Bevis Frond - Valedictory: Un lavoro dal sapore '60 ma uscito nel 2000, gli amanti del genere lo apprezzeranno sicuramente in questa nuova veste
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The Cure - Seventeen Seconds: Picture disc per il secondo album gli inglesi The Cure, in occasione del quarantesimo anniversario della sua prima uscita.
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The Leaf Library - About Minerals: Dato fino ad ora non ho ancora tirato in ballo la musica sperimentale voglio rimediare qui.
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The Meteors - Teneage Heart: Lo chiamano hard pop ma io lo chiamo punk. Primordiale, originale, sincero e sentito.
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The Notorious B.I.G. - It Was All a Dream: The Notorious B.I.G. : Raccoltona con tutto lo scibile di questo grande del rap, sparito prematuramente.
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Ho dimenticato qualcosa? Avvertimi pure qui sotto nei commenti!

Parlando del nulla - Decostruzione Costruttiva


Per il listone di qualche giorno fa mi son voluto preparare riascoltando tutto quello che avevo in libreria ed ecco che ritrovo questo.
Twys dissecting Cripple Bastards cover
"Twys Dissecting And Recomposing Cripple Bastards" è un lavoro di Twys, appunto, dove l'artista smantella tutta la struttura di "Stupro e Addio" per analizzarne lo spettro sonoro, enfatizzando i punti salienti della composizione e riuscendo addirittura a riordinare il caos musicale concepito inizialmente dai Cripple. Dagli iniziali 3:37 minuti i tempi si esasperano, la lunghezza totale si triplica a fronte di un'operazione chirurgica che, come tale, richiede calma e perizia per esser portata a termine e riuscire a riflettere l'idea originale, mutata ora dal profilo di partenza.
Non è dell'originalità di questa operazione di cui voglio parlare dal momento che, a dire il vero, suona un po' come un lavoro di riporto. In un certo senso aveva già preso questa via Douglas Gordon nella sua installazione 24 Hours Psycho, in cui staccava ogni singolo fotogramma del celeberrimo capolavoro di Hitchcock per imprimerlo su schermo ogni mezzo secondo, risaltandone ogni sfumatura, comprese tutte le imperfezioni di una tecnologia analogica d'annata.
La decostruzione in ambito musicale però è un argomento  ancora poco approfondito e difficilmente tracciabile, talvolta superato da quel nichilismo distruttivo ben voluto in ambito estremo. Abbiamo forse qualcosa in Giappone con progetti come Zarqunon the Embarassed, in parte Gerogerigegege e sicuramente altri  che, però, ammetto di far fatica a riportare. Bisogna differenziare poi tra remix e decostruzione perchè, seppure in lato pratico la cosa potrebbe essere simile, dal punto di vista concettuale siamo agli antipodi.
Da un lato la scomposizione fredda delle sezioni strumentali  si conclude in un costrutto finale volto allo stravolgimento del fine stesso dell'originale, dall'altro lato la decostruzione smonta la trama musicale seguendo una logica molto più legata ad un'ideale di studio del progetto, cristallizzato  nelle conclusioni che ci verranno poi date a sentire.
Nel mestiere del critico quindi la decostruzione è all'ordine del giorno, intesa  non come operazione manuale ed espressione artistica, bensì come strumento inconscio necessario per una miglior comprensione del medium.
Il soggetto medio che si avvicina all'ascolto riceve un insieme di informazioni e suoni mixati ed amalgamati in modo che egli non senta la necessità di alcuna operazione per apprezzarli nel loro costrutto finale.
Differisce in questo però il critico che, come tale, è quasi obbligato ad isolare ogni elemento scenico per comprendere cosa lo colpisca, dove ed in che modo. Il buon recensore non è infatti colui che riesce a descrivere nella maniera più dettagliata possibile l'album o la canzone, come fin troppo spesso mi accade di leggere in certe riviste, bensì un personaggio che, in modo totalmente naturale, percepisce degli stimoli e li mette alla berlina  per rintracciarne l'origine.
Non bisogna però limitarsi alla semplice decostruzione per compiere un lavoro pieno. È bene tener conto di come la musica si basi su due elementi ancestrali ben caratterizzati e distinti: melodia ed armonia. Mentre la prima potrebbe, anche se indebolita e decontestualizzata, vivere di vita propria, la seconda sopravvive solo grazie all'intreccio simultaneo di più note ed in tal senso non può esistere se non coesa in qualche modo.
Ma non siamo noi gli artisti, è inutile cercare innesti logici forzati e significati intrinseci inesistenti; la ricostruzione mentale del background produttivo ed ideale deve limitarsi nella misura in cui ogni elemento è stato originariamente ricercato, separandolo da tutto ciò che è frutto di nostri idiosincrasismi da ipertrofia cerebrale.
 Tutte queste azioni, più o meno inconsce, sono importantissime in quanto si riflettono poi sul giudizio che diamo e, quindi, devono essere conosciute e ancor di più comprese, ponendo particolare attenzione a non attivare un secondo automatismo per il quale questa visione autoptica sostituisca totalmente anche il primo ascolto che DEVE rimanere totalmente istintivo ed in una qual misura anche leggero.
Certo è che, se si riesce a comprendere il proprio flusso di pensiero in modo coscienzioso, si apprezzano tutte quelle finezze caratteristiche di un approccio molto serio e appassionato alla materia. Ascoltate infatti "The Dark Side of The Moon" che, un po' come in tutte le produzioni di Alan Parson, nasconde in sé miriadi di piccoli dettagli, talvolta appena udibili, innestati qua e là sulle bobine. O ancora a quel folle di Adrian Belew, che si diverte a presentare nei suoi album il frutto di un lavoro già decostruito e riassemblato in tanti piccoli compartimenti stagni perfettamente in simbiosi. Per fare un esempio di quest'ultimo vorrei portare all'attenzione "Writing On The Wall", nella cui composizione è palese coesistano due sezioni formate rispettivamente da chitarra/batteria e basso/voce le quali, pur non lavorando all'unisono, riescono a dare un risultato finale sì eterogeneo ma assolutamente non dissonante e, proprio per questo, ottimamente riuscito.
Eppure non siamo scienziati, il pragmatismo non ci ha mai toccati, se non nei momenti in cui dovevamo mettere mano allo stereo. Nel rispetto dell'arte stessa dobbiamo distaccarci da ogni approccio schematico.
Non abbiamo un metodo galileiano nel nostro procedere e ciò che estrapoliamo non deve per forza essere una copia carbone di quello che ci viene proposto inizialmente, ma un punto in comune con la medicina lo abbiamo. Proprio come per un'autopsia, dove si ricerca la patologia passata inosservata per comprenderne lo sviluppo, anche noi possiamo portare allo scoperto il baccello dell'influenza. Tutti quegli stimoli esterni che vanno ad infettare un lavoro ma che, grazie proprio alla loro natura di ospiti, ne plasmano la forma finale e, esattamente come una malattia, si insinuano in noi trasmettendosi nel nostro creato andando a scrivere quella che è in realtà la storia dell'evoluzione musicale. Tutto, se lo si va a smontare, è portatore di questo DNA dai richiami ancestrali, utili a tracciare la storia di un genere e non solo.
Ma perchè si fa fatica a trovare qualcuno che davvero affronti tali argomenti? Quale elemento manca perchè in musica si possa arrivare ad un discorso simile, slegato dal contesto della critica? Non è la critica stessa a dover invogliare l'artista a scomporre il proprio pensiero come primo approccio all'opera finita?
È a fronte di tutto ciò, quindi, che mi lamento del giornalismo musicale odierno.
Sono da molti mesi abbonato a varie riviste del settore e quel che mi ritrovo tra le mani è, fin troppo spesso, un'abecedario di interviste quasi tutte uguali e superficiali all'artista di turno intento a pubblicizzare la nuova uscita.
J'accuse!
...Tutta questo territorio desolato che è la cultura italiana, serpe in seno alla crisi e specchio del consumismo, che porta i pochi protagonisti di un'editoria sempre più povera a vendersi alla pubblicità.
J'accuse!
....La mercificazione del prodotto musicale visto come bene di consumo e non più estensione di un pensiero libero.
J'accuse!
....Il critico che accetta di recensire un lavoro in venti righe e l'artista che accetta che mesi di lavoro vengano semplificati così, riassunti magari  in un numero.
J'accuse!
....Colui che dopo aver giudicato l'operato di qualcuno non fatica a prendere sonno. Chi non mette in discussione continuamente quanto sta dicendo con la convinzione che, essendo giudice giuria e boia, sia superiore a qualcun altro il quale, a differenza sua, è in grado di costruire qualcosa. Chi sa fa, chi non sa professa.
J'accuse!
....Chi non si guarda mai indietro, dando per scontato che non sia importante, e si rifiuta di decostruire il suo passato e di capire cosa ha portato a certi giudizi, a fronte del tempo trascorso.
Je m'accuse!
...Dall'alto della mia inesperienza, di aver voluto trattare un tema troppo vasto per poter essere riassunto e di averlo fatto con la sfrontatezza di chi ha qualcosa da dire e vuole farlo a qualsiasi costo.

Ringrazio Alessandra per l'assistenza data, dandomi un punto di vista più tecnico e scientifico sull'argomento.



Nel vortice indipendente - TADCA Records Vicious Cirle




Graffi Musicali blog Vicious Circle Cover
La copertina 

Cari concittadini! È uscito ora, in questo stran
o periodo, la compilation "Vicious Circle" dagli amici della TADCA Records, in CD. Diciannove tracce per 19 band ( tutti inediti tranne 2),  semplicità e spontaneità le parole chiave del tutto.
Proprio questa eterogeneità mi ha fatto desistere dalla classica recensione ,perciò ho preferito sostituire il classico articolo con questa chiacchierata fatta proprio ora con Alan, chitarrista degli "Occhi Pesti" e curatore di questa uscita.


Graffi Musicali: Ciao Alan, come va? Tutto bene?

Alan: Tutto bene, grazie!

G.M.: Prima di tutto ti ringrazio per il CD, mi è arrivato giusto da qualche giorno e ormai l'ho già ascoltato e riascoltato, davvero un bel lavoro. Da dov'è partito tutto? Da dove arriva l'idea di queste compilation?

A: Tutto è partito nel 2015. La TADCA, come associazione, compiva 5 anni e volevamo festeggiare il traguardo in qualche modo. Pensammo a diverse iniziative che non fossero necessariamente il classico concerto e venne fuori "Musical Circus", il progetto di una compilation di tutti quei gruppi che ci hanno aiutato nei primi 5 anni, o che sono comunque venuti in qualche modo a contatto con noi. Visti i risultati di questo primo episodio abbiamo fatto diventare la cosa tradizione ed eccoci quindi nel 2020 con il secondo appuntamento quinquennale.

G.M.: Quali sono i "requisiti" richiesti questa volta?

A: Pressochè gli stessi della volta scorsa, una canzone per band che sia un inedito o una cover. Inizialmente l'idea era anche quella di fare in modo che venisse registrato tutto nella nostra sala prove ma poi, per esigenze di tempo e difficoltà logistiche, abbiamo lasciato parte del lavoro ad Elia del "Vattelappesca Home Recording" ,mentre altri si sono affidati a Tino Paratore dello studio "Cerchio Perfetto" di Torino. Pensa inoltre che una manciata di gruppi sono riusciti anche ad autoprodursi per l'occasione!

G.M.: Effettivamente si sente la differenza della qualità produttiva nei vari brani ma, secondo me, non è una cosa obbligatoriamente negativa anzi, aiuta a dare una cifra stilistica ulteriore alla band.

A.: Se posso aggiungere ancora una cosa devo anche dire che, secondo me, questo fattore sprona le persone alla partecipazione creativa per quanto riguarda l' autoproduzione, e alla creazione di un coinvolgente sottobosco culturale che è la collettività della nostra scena locale.

G.M.: Ecco, grazie per il gancio, è proprio di scena che vorrei parlare ora.
In una provincia come Cuneo, dove si fatica a trovare posti in cui proporsi , in cui le vecchie guardie sono state epurate e dove la gestione dei locali non è sempre il massimo , ha trovato un suo spazio un genere molto di nicchia e molto particolare : sonorità miste tra Noise, Stoner, Post-Punk e Post-Rock la fanno da padrone, secondo te perchè?

A: Non ho idea da dove sia partito il tutto, ci sono stati gruppi apripista come i Dead Elephant e tutta la scena della Canalese Noise. Questa è la tendenza stilistica della nostra provincia da anni ma è anche una realtà che esula dai confini provinciali e raccoglie apprezzamenti un po' ovunque. Guarda ad esempio i Cani Sciorrì che, durante il tour europeo, hanno spalleggiato gli americanissimi Distorted Pony , poi Cherubs e We are the Asteroids nel tour U.S.A. Tutto questo è supportato da un paio di etichette specializzate in questo settore ,penso alla Vollmer o alla Brigante , che producono anche gruppi esteri e spingono molto in questa direzione rumoristica di alta qualità.

G.M.: Sai però una cosa che ho notato? Manca tutta una fetta di gente attiva con i propri gruppi che è quella, bene o male, dai 20 ai 30 anni. Dici che è per mancanza di esperienza o c'è altro?

A.:Secondo me la cosa è semplice. Da inizio agli anni 2000 fino al 2008/2009 c'è stato un lockdown generale di buona parte del panorama punk-hardcore, che ha colpito tutte quelle persone che in quegli anni avrebbero avuto l'età giusta per iniziare un percorso musicale e attitudinale di questo tipo . Non sono bravo nelle analisi, ma mi piace sparare a sproposito...comunque non voglio fare il "professorino" solo perchè sono ultra 40enne!

G.M.: Ad ogni modo, come vedi la scena punk di questi anni? Abbiamo avuto in Italia un boom negli anni 80 che tutti nel mondo conoscono, degli '90 in cui la rabbia sfumava e la formula classica variava, in un certo senso anche si evolveva per poi però approdare nel 2000 in cui gran parte del pubblico si era incanalata in tutte quelle band più leggere e che avevano incontrato l'approvazione del grande pubblico (Persiana Jones, Punkreas, Peter Punk, Porno Riviste per citarne solo alcune). Dove siamo ora?

A.: Bella domanda... Tolti noi Pesti, a Cuneo ci sono relativamente poche band: Fukuoka, Divieto Assoluto, Quarantena , il Complesso oppure c'è la devianza grind-powerviolence di Ape Unit, Failure, Struzzicadenti.. Noto che ormai il suono grezzo originale del punk sia stato ben metabolizzato. I Fukuoka sono molto interessanti laddove il grezzo viene raffinato con il tecnicismo metal, sia a livello di batteria e sia di chitarra. In quanto a produzioni invece siamo andati molto avanti. Bene o male le registrazioni ora sono sempre di qualità suoni ben definiti e puliti. Spero però che non si vada troppo ad evolvere questo fattore perchè, secondo me, il punkhardcore deve suonare grezzo, ha questa origine.
Detto questo , la situazione della nostra provincia è un po' diversa da quella del resto d'Italia. Prendi ad esempio i festival che sono nati proprio negli ultimi anni dal Distruggi La Bassa al Venezia Hardcore fino al Bayfest. Robe che noi possiamo solo sognare. Qualcosa si sta di nuovo muovendo anche dalle nostre parti, ne sono sicuro...

G.M.: Passiamo allora proprio ai concerti, come rispondiamo all' emergenza sanitaria in cui ci troviamo?

A: Èun bel problema... Ora come ora è tutto fermo. "Vicious Circle" avrebbe dovuto avere il suo release party a El Paso con Fukuoka e Alldways, ma siamo stati costretti ad annullarlo e, così come noi altri eventi nei locali, nei circoli ARCI e nei centri sociali sono stati annullati (o rinviati) . La cosa peggiore è che non sapendo quando tutto questo finirà non si possono neanche fare progetti per il futuro e tutti quegli eventi grandi come i sopracitati Bayfest e Distruggi La Bassa, che hanno deciso comunque di non darsi per vinti, stanno soffrendo la mancanza delle prevendite invendute ad un pubblico che, giustamente, teme poi di dover fare tutta la trafila per il rimborso nel caso in cui si venga costretti ad annullare tutto. Insomma quest' estate sarà dura, finiremo tutti in psichiatria se non ci saranno momenti di aggregazione.. Secondo me, quindi, quando tutto questo verrà sbloccato, ci troveremo circondati da iniziative con gruppi e pubblico carichi come non mai.

G.M.: Mi sembra di percepire quindi che la voglia di fare non sia assolutamente passata, quali progetti state portando avanti ora come Tadca?

A.: No, per nulla! Abbiamo in ballo uno split vinilico Occhi Pesti/C.I.M per il quale Gigio C.o.v. sta progettando proprio in questi giorni l'artwork di copertina. Saranno 4 pezzi per gruppo ma, ovviamente, non potendo provare le cose stanno andando a rilento...

G.M.: Dove si può reperire il CD di "Vicious Circle"(che, ripeto, personalmente straconsiglio)?

A: Molto semplice, basta scriverci a info@tadcarecords.org oppure attraverso il profilo Discogs di GRONDAIA. Ovviamente possiamo solo spedire i cd per posta , ora come ora è l'unico modo... Quando tutto sarà tornato alla normalità speriamo poi di farla girare a mano il più possibile ,anche tra le varie distro indipendenti ( che però sono piuttosto ferme dato che non ci sono concerti dove fare i banchetti...)

G.M.: Ok, siamo giunti alla conclusione e mi tocca fare un po' il cattivello... Una band che consigli nata nelle nostre zone in questi anni, non presente in nessuna delle due compilation, ma che comunque consigli.

A.:Eh, eh, è difficile questa... ti risponderei "Divieto Assoluto". Visti per la prima volta al "Cuneo Punk Crew Fest", mi sono subito piaciuti, li trovo freschi, genuini e con il giusto approccio. Sicuramente da tener d'occhio.

G.M.: Grazie di tutto allora, sperando di poter tornare a vedersi come prima non mi resta che augurarti buona fortuna per tutti i progetti che avete in mente, con l'auspicio di organizzare di nuovo qualcosa insieme.

A.: Grazie anche a te e un "in bocca al lupo" a tutti i ragazzi di "Cuneo Punk Crew"! (n.d.r. il mio progetto parallelo all'apertura di questo blog). Visitate il nostro sito ! www.tadcarecords.org



Cosa aspettate allora? Scrivetegli subito e compratevi "Vicious Circle", la musica indipendente e locale ha bisogno del vostro aiuto!

Wild Wild East: Kazka - Karma


Kazka Band Karma
La band
In qualche modo dovrò pur ringraziare la discovery weekly di Spotify. Non so come mai, pazzia algoritmica forse o semplice deficienza artificiale, ma non capita quasi mai che tra le canzoni che mi propone non c'è mai nulla di interessante o anche solo del tutto sconosciuto.
Per questo, quando un giorno a lavoro mi capita dritto nelle orecchie "KARMA" l'epifania è stata istantanea.
Stoppo tutto, corro al cellulare e mi salvo tra i preferiti la traccia, tanto non avendolo mai fatto sarebbe stato facile recuperarla in seguito. Ecco così che alle 6 di sera corro in camera e apro spotify, scoprendo che questa canzone particolare era di una band chiamata "KAZKA", e che band signori!
Partiti da X-Factor Ucraina, si fanno subito notare a livello nazionale, assaltano il mercato dell'est europa per poi puntare direttamente all'Eurovision, occasione che si presenta nel 2019 per purtroppo sfuggirgli sotto gli occhi a seguito del ritiro dell' Ucraina dal festival.
Uno dei rari casi in cui la fama è anche merito della bravura, quindi, e qui di bravura ce n'è.
L'album, rilasciato nel 2018 dalla Mema Music, non è mai stato distribuito al di fuori dell'ucraina se non in formato digitale. Devo ammettere che farmi spedire dischi dall'Ucraina non è il mio passatempo preferito ma alla fine con solo 16 euro sono riuscito ad averne una copia.
Partiamo col dire che buona parte del fascino deriva, per quanto mi riguarda, dall'uso di scale tipiche della musica folk est europea, lontane dai miei abituali ascolti ma forse addirittura commerciali per certe culture musicali lontane dalla mia. Elettro house si mischia al pop e trova nella voce della cantante, Oleksandra Zaritska, la sua forma fnale. La profondità timbrica del cantato richiama sonorità forse più classiche e jazz catturando l'ascoltatore e trascinandolo sempre più verso queste composizioni lente, sinuose e vellutate ma capaci di catturare chiunque, anche il più duro tra i critici. Tutta questa naturalezza è sicuramente sinonimo di un tocco davvero leggero, lo studio fatto sui pezzi si nota che è stato intenso e strutturato, non c'è spazio per i soliti clichè della musica commerciale. I tempi sono piuttosto dilatati, con bridge lunghi e ritornelli memorabili ma non per questo abusati fino allo sfinimento. Dove poi l' accompagnamento elettronico, che spesso e volentieri scalza addirittura la voce per diventare esso stessi il protagonista, non basta ,ci pensano ad entrare in scena diversi strumenti sia etnici che più classici. Si sente in lontananza un ney ma non solo, un duduk fa forse la sua timida comparsa spalleggiato da una balalaica, perchè no, forse anche gadulka compare in qualche angolo. Vecchio e nuovo si fondono quindi in un unione mai scontata o stucchevole, commerciale il giusto per trovare una larga approvazione nella musica "leggera" mainstream ma anche tra i più navigati ed esigenti.
Forse qualche passo falso però c'è ma sono veramente poca cosa, due canzoni quali (titoli internazionali) "NOBODY" e "BY MYSELF" presentano una scrittura sotto la media del disco e, soprattutto in "NOBODY" certi stacchi acustici di violino quasi mi infastidiscono però ripeto, davvero qualcosa di minimo paragonato a tutto il gran lavoro che troviamo altrimenti.
Ancora una volta vengo rapito da qualcosa di,per me, inusuale, essendo che ascolto davvero poca house, poco pop, poca elettronica  in generale, eppure l'est europa colpisce e colpisce duro, come era successo con i Dubioza Kolektiv.
Che mi stia pian piano disinnamorando della musica occidentale, quindi?  La musica è cultura e la cultura si sa che è influenzata da tutto. Questi paesi hanno avuto un passato tremendamente diverso dal nostro nonostante la lontananza geografica non sia poi così estrema. Da parte nostra siamo sempre più vicini ad un modello socio-economico americano e lo si capisce anche dalla musica, fin troppo legata a degli standard ormai insinuatisi nell'io di tutti, dall'artista al fruitore, per cui è chiaro che da dei paesi legati alla seconda egemonia mondiale, la Russia, possano sfornare finalmente qualcosa di diverso ed originale che però sarà purtroppo quasi sempre limitata ad una distribuzione extra-europea e per noi quasi irraggiungibile, se non per misericordiosi privati che si ostinano a farti pagare caro quello che non puoi avere.
Consigliato, quindi, il debutto di questi tre ragazzi ucraini, ottimo trampolino che li ha già proiettati tra i grandi nomi in patria.
A dicembre è uscito anche il loro secondo lavoro, al primo ascolto mi è parso minore rispetto al predecessore ma ripeto, è solo un primo ascolto, chi lo sa che appena riuscirò a soffermarmi un po' anche su di lui non cambi idea.
Fatemi un favore, andate su spotify e recuperate tutte le loro uscite, evitando il più possibile remix e versioni tradotte, poi tornate qui e ditemi cosa ne pensate.
Per oggi è tutto, alla prossima.


"Se cerchi l'estremo poi, tutto ti piacerà"


Da una semplice frase dei Persiana Jones parte questa nuova guida a mo' di  "Jazz, Da Dove Iniziare".
L'approccio alla musica "estrema" è forse il più difficile ed indigeribile quindi bisogna andare avanti a piccoli passi per potersi poi tuffare a capofitto in questo violento naufragare.

Ora... per certe cose ci vuole metodo, per questo l'elenco non sarà casuale questa volta ma seguirà una mia personalissima scala di cattiveria, dall'agitazione alla cacofonia più pura.

CHARLES BRONSON: YOUTH ATTACK: Forse l'emblema del powerviolence da una band che è stata   l'esempio più comune di powerviolence. Tutto è veloce, 20 canzoni per 12 minuti, unico album partorito, nonostante una decina tra split, ep compilation, per una band che in 3 anni segnò il sentiero per i gruppi a venire.
Inutile dire che trovare una loro stampa dell'epoca è pressoché impossibile.




DEATH - HUMAN: Come "Human"? Non "Symbolic"? Non "Voice Of  Perseverance"? No, "Human".  Perchè per me è stato l'album con cui tutto è partito, perchè  filosofia e nichilismo si fondono grazie alla chitarra di Chuck Schuldiner che costruisce riff pesantissimi intramezzati da linee melodiche originali e mai scontate. Quando la rabbia diventa poesia.

     


CRIPPLE BASTARDS - MISANTROPO A SENSO UNICO: Orgoglio italico. Qui si inizia a entrare nel caos. Grindcore italico nella sua forma migliore.Registrazione dignitosa per un album di culto, 6° posizione nella classifica di  Terrorizer "Most Essential Grindcore Album Of All Time". Blast beat, una chitarra con 12 distorsori e un basso che si sà esser stato registrato ma non lo si sente particolarmente, reggono la voce di Giulio, tra le migliori sulla piazza. Altro caposaldo.


 

BRUTAL TRUTH: SOUNDS OF THE ANIMAL KINGDOM: Non cercate struttura, composizione, profondità di significato o altro. Prendetelo come arriva, little mokeys.







SHITGRINDER - ETERNAL DEATH: A differenza di quelli sopracitati questo album non è famoso, quasi un ascolto di nicchia ma è una commissione di Grind e Death metal ottimale. Un'opera di passaggio per quello che arriverà tra un po'





AGATHOCLES - THEATRIC SYMBOLISATION OF LIFE: Forse questo album sarebbe potuto stare qualche piano più in alto ma lo inserisco qui per il semplice fatto che i fondatori del mincecore necessitano di una certa preparazione prima di poter essere appresi al pieno. Questo album in particolare tende ad allungare i tempi e a dilatare i riff lasciando una sorta di Grind slow tempo che potrebbe, a mio avviso, stancare un ascoltatore alle prime armi.Badate bene che non sto bocciando il lavoro anzi, questa opera in particolare ha qualcosa in più rispetto alle migliaia di altre loro uscite, semplicemente è una sperimentazione più ostica da digerire.




TORSOFUCK: EROTIC DIARRHEA FANTASY: Pornocore, semplice, brutale ed irriverente. Vostro onore, nulla da aggiungere.




NECROPHAGIST - EPITAPH: Death Metal  tecnico all'estrema potenza, tempi impossibili e un'esecuzione chirurgica si condensano in questo lavoro che porta la band ad essere una delle più attese sul mercato, anche a distanza di 16 anni dall'ultimo lavoro.




CANNIBAL CORPSE - TOMB OF THE MUTILATED: Eh siamo qua, è arrivato anche il loro turno. Padri insieme ai "Death" del death metal, qui però posto nella sua forma istintiva e brutale. Violenza, velocità e growl cinghialesco sfornano classici del genere come "Hammer Smashed Face" o "I Cum Blood". Bastano forse i titoli di queste due canzoni per far capire a cosa si va incontro quando si parla dei Cannibal Corpse. Nessun limite di sorta per il terzo album di questa band, entrata a gamba tesa nel panorama mondiale nel '90 e mai scesa dal trono.




MARUOSA - TUTTO QUELLO CHE TROVATE: Ora siamo nell'ambito sperimentale, tutta elettronica a velocità assurda. Una quantità di suoni incalcolabili mixati in modo stranamente convincente. Poche parole qui, dovete ascoltare per capire cosa voglio dire.





GEROGERIGEGEGE: TOKYO ANAL DYNAMITE:   Questo per ora è il capolinea, a voi scoprire altro. Il  progetto Gerogerigegege è pura cacofonia. La distruzione della musica alla ricerca del confine stesso tra musica e rumore. Progetto seminale e più che trentennale, impossibile da catalogare e  forse il punto più alto quando si parla di estremismo musicale, non per violenza ma per il concetto stesso che rappresenta. 





Nuove Uscite: Aprile


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