Reperti: Green Mamba- Ruins


A volte basta un piccolo dettaglio a rovinare un bel quadro, pensate quindi se questa imperfezione fosse involontariamente  la parte cruciale dell'opera , quale possa essere il risultato.... Come ha dimostrato il Dithering a volte un po' di disturbo fa bene, è necessario. Peccato che non siamo su un aereo della seconda guerra mondiale e a me, di sentire 25 minuti di demo con un cantante incapace di far ciò a cui a punta, proprio non va giù.
Trovato al solito Mercatino di Peveragno, ha colto subito la mia attenzione per la copertina e la grafica in generale. Si nota subito la natura autoprodotta del tutto, con quel tocco di digitale da primi anni 2000 ed una copertina appena intellegibile tra i pixel di un'immagine allargata a forza .
Ovviamente era mio già dal primo sguardo.
Amo et odio, in questi casi. Sì perchè, come già annunciato, la parte vocale annulla tutto il lavoro di scrittura del brano che, invece, è accettabile, soprattutto per una demo. Un nu-metal post grunge ancora derivativo dai '90 dei Deftones e degli Staind, riversato in ambienti talvolta new wave (forse meglio post punk) e talvolta hardcore. Il risultato non è male del resto, non siamo davanti ad un lavoro di livello, mettiamo le cose in chiaro, però davvero qualcosa c'è, tra atmosfere talvolta allungate e nebulose. Tra gli scatti di una batteria ora precisa sul pezzo e poi inopportunamente carica, talvolta emerge anche un basso che punta a farsi sentire uscendo dal mix in modi ortodossi come nella prima parte di "Boor" ad attorniare la classica chitarra distorta dal timbro comune.
 Le canzoni non sono particolarmente lunghe, siamo intorno ai 4:30,  ma talvolta gli intermezzi d'atmosfera appesantiscono l'ascolto e allungano troppo la percezione del fruitore. Cosa voluta, forse, ma una scelta sicuramente infelice per una fruizione più leggera o d'accompagnamento. Nota di merito da citare è quella da parte della band di creare dei pezzi per molti versi differenti gli uni dagli altri e quindi molto distinguibili.
È chiaro che questi ragazzi credessero nel loro progetto, non lo metto in dubbio, ed è evidente. Basti vedere, in prima battuta, la registrazione tutto sommato professionale, attuata allo studio REM di Bra (CN) - in cui bazzicarono, tra gli altri, anche i Matia Bazar - e, poi, ad alcuni effetti più o meno gradevoli inseriti qua e là negli strumenti. Come esempio di ciò vediamo la canzone "Hairdo" con il suo phaser nella chitarra del bridge che antecede il ritornello, lento e troppo "alto" come picchi, arriva  creare dei fastidiosi fischi.
Tutto sommato dei buoni propositi, insomma, ma ora arrivano, o meglio tornano, le dolenti note.
Il cantante davvero vuole spingersi in territori che non gli appartengono. Quando la voce vuole essere cattiva, sporca ed istintiva, ci riesce senza troppi sforzi, ma quando inizia ad articolare le melodie, ad essere pulita e forse anche più alla portata di tutti, sbanda, si inceppa e collassa. Troppo compressa e gutturale, a volte non riesce a stare sulla nota e sempre, giuro, sempre canalizza su di sé le attenzioni dello spettatore.
Avesse analizzato la propria tecnica in modo razionale il cantante avrebbe sicuramente capito che certe cose potevano essere evitate, lasciando il passo a quel growl e a quello scream con cui stava sicuramente più a suo agio.
Spesso una semplice lagna, molto spesso un'emulazione mal riuscita, questa voce sarà la prima cosa che vi colpirà ad appena 11 secondi da inizio disco.
Green Mamba - Ruins (Demo) Cover Graffi Musicali
Sarò onesto, la prima volta il CD è durato appena 20/30 secondi nella mia autoradio per poi essere archiviato sullo scaffale e, non fosse stato per questa rubrica, probabilmente sarebbe finito a prendere polvere subito dopo la mia consueta catalogazione.
In fondo però questo blog serve anche a questo, ad aiutarmi a dare più e più possibilità ad un prodotto anche se non mi piace per poterne ricevere a pieno pregi e difetti. Sono i difetti, in questo caso, a superare i pregi, ma ci sta, perchè quando si trovano album del genere alla fine è sempre un terno all'otto e l'impegno di un gruppo non basta a colmare palesi lacune.
Si sente comunque la voglia di questi ragazzi di puntare alto ed in alto sono arrivati, relativamente parlando, perché il secondo album uscì per la Vacation Record che, ricordiamo, è stata un'etichetta con un buon giro nei primi 2000. Un secondo album, tra l' altro, che mi sono procurato e su cui non mi dilungherò molto perché già al di fuori del target di questa rubrica. Un seguito, questo, di maggior livello e maggior spessore ma che, comunque, non risolve a pieno le criticità del predecessore, decretando così la fine di un band che , bisogna darne atto, ci ha creduto

Non sempre un reperto è rilevante, spesso è solo una testimonianza  sincera che grazie a dio sopravvive incisa su un supporto e sopravvive negli anni, trovando talvolta uno sfogo anni dopo, come in questo caso.
Non serve che sia perfetto e non deve per forza piacermi, va bene così.


Nuove uscite: Febbraio


Questa rubrica sarà un po' difficile da portare avanti con costanza ma ci proverò.
Premetto già che tenere d'occhio mese per mese tutte le uscite è assolutamente impossibile, quindi perdonate mancanze varie, ma cominciamo.

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Progressive Italiano De Agostini: una notevole trovata



60 uscite, partite il 23 settembre 2017 e concluse in teoria il 6 gennaio 2020. "In teoria" perchè, visto il riscontro ricevuto, la casa editrice ha deciso di prolungare la vita della collana fino al 12 Ottobre 2020 con 20 uscite aggiuntive. A fronte di ciò volevo fare un piccolo recap di tutte le uscite e segnalare quelle che, a mio avviso, possono essere le più importanti a livello puramente collezionistico. Sicuramente alla posizione abbiamo il numero 80, il gran finale, "Nuova Idea - Registrazioni inedite del 1974". Basta pensarci, registrazioni mai ascoltate prima di una delle band più ricercate. Bottino assicurato. Subito dopo troviamo "Paradiso" dei Metamorfosi, edito per la primissima volta in vinile dopo una flebile uscita CD nel lontano 2004. Ormai trovarlo è già difficile ma psss, ascoltatemi un attimo e cliccate sul link appena passato, magari potreste avere una gradita sorpresa, prego.
Buon lavoro è anche "Mr Jones", nuovamente dal gruppo "Nuova Idea",  un album che è stato un po'
snobbato dalla mania ristampistica dei nostri primi anni '10 e che finalmente trova un' edizione buona ed accessibile a tutti su vinile.
"Paolo Rustichelli & Paolo Bordini" - "Opera Prima", interessante lavoro del prog rock che sfocia un po' nel jazz fantasticando con suoni elettronici ed allontanato dal vinile dal 1987.
Facciamoci ora un viaggio insieme con "The Trip", nella loro prima uscita self title e traghettiamo insieme a Caronte verso il loro secondo album, ristampato a bizzeffe ma secondo me comunque un buon investimento.
Abbiamo anche della buona carne al fuoco con "Mattanza" da "Napoli Centrali", voluto e non voluto fino a questa stampa del 2019.
Vorrei avvicinarvi anche all'esordio di "Quella Vecchia Locanda" ma la verità è che le sue ristampe spopolano, quindi prendete il mio come un semplice consiglio di ascolto.
Una semplice lettera ai vostri cuori arriva anche dai "Raccomandata con Ricevuta di Ritorno" che "Per.. un Mondo Di Cristallo" lasciano un buon album mediamente ricercato e largamente approvato.
"Mass Media Stars" latitava dai tempi della Contempo su formato ottico, quindi sono 29 anni che non vede la calda plastica nera, carpe diem.
Delle uscite dalla 60 alla 80 non sto a dilungarmi troppo dal momento che devono essere prese tutte, tasche permettendo, perchè è chiaro che siano le bombe finali derivate da uno sforzo maggiore permesso dallo spopolare di questa  collana anche tra chi non è addetto ai lavori.
Chiudiamo questa carrellata con "Felona e Sonora" da "Le Orme", come puro suggerimento musicale.

Ordine soviet, numero zero




Quando ci vuole ci vuole, non tutte le ciambelle escono col buco, a volte la merda capita e mille altri modi di dire che questo non sarà un post di elogio, ma una critica ad un lavoro uscito male, zoppicante e privo di senso dell' orientamento.
Questo è il principale problema dell' album: non sa dove vuole andare a parare. Parte con l'anthem "Ordine Soviet" ed è un' apertura bestiale, potente e pesante, con un tocco di groove metal contaminato dal punk; nulla di rivoluzionario ma esattamente quello che si spera quale partenza in questo tipo di lavori. Il problema arriva dopo, già dal primo secondo di chitarra del pezzo seguente non si capisce cosa sia successo, non si sa perchè, ma si percepisce solo confusione e smarrimento.
Iniziano a convergere negli arrangiamenti diversi generi creando una rapsodia stilistica disomogenea, si perde il focus e anche l'idea di composizione, lasciandosi trascinare da frasi fatte e già abusate.
Ovviamente non tutto l' album è da buttare, apprezzo ad esempio lo sforzo fatto in "Gioco Al Ribasso" nel voler ricordare in certi ambienti i Kina, agguingendoci comunque il proprio tocco. Un risultato forse non dei migliori ma che riesce a reggersi sui propri piedi.
L' idea che mi sono fatto è quella di una band che ha voluto fare il passo più lungo della gamba, unendo idee eterogenee senza però riuscire a darne una forma definita e lasciando di conseguenza canzoni che paiono un canovaccio da cui si è cercato di tirare fuori il possibile.
Tolto il lato compositivo e la voce che fa da coro tutto il resto però funziona, . Il cantante quando non si spinge ad essere troppo melodico ha una buona impostazione e una gran voce, anche se forse un po' già sentita. La chitarra non è super tecnica ma fa il suo lavoro e lo fa bene, così come il basso e la batteria, che solo in un paio di passaggi mi ha lasciato perplesso. Ciò che mi confonde è la tastiera/synt che compare a sprazzi in certi pezzi, non di mio gusto ma sopratutto superflua, figlia forse della voglia di strafare di cui ho già parlato.

Il cavallo di battaglia, però, è la produzione: suoni davvero ottimi e difficili da trovare in titoli indipendenti. Ottimo il mixaggio, sempre a fuoco su ogni strumento e in ogni situazione, buoni i suoni anche se avrei preferito una batteria un po' più "punchy" e una chitarra più compatta, ma qui son gusti.  Infine davvero ottimo il mastering, il quale riesce sì a stare al passo con le tendenze odierne della loudness war ma a regalare comunque un minimo di dinamica che non fa mai male. Tutto questo lavoro è stato svolto al Toxic Basement Studio di Milano, confermando ancora una volta questa come una delle realtà indipendenti qualitativamente migliori del nostro territorio.

Altra piccola nota di demerito a margine di tutto questo: il supporto plastico per il CD all'interno del digipak si è staccato appena arrivato a casa, sfiga mia però.

Non voglio essere cattivo, non mi piace neanche parlare male del lavoro altrui ma qui c'è davvero poco che si salva. Ho notato che il potenziale c'è, non siamo davanti a gente incapace, ma in questo caso ci si è spinti troppo in là rispetto al proprio potenziale, sotterrando idee potenzialmente buone in un insieme di situazioni ridondanti ed incoerenti. L'unico consiglio che posso dare è quello di ricordarsi che molto spesso meno è meglio è, e che le originalità stilistiche sono una cosa che si svilupperanno in modo fisiologico nel tempo.



Soviet Order Zero: una band non ancora pronta, ma da tenere comunque d'occhio.