Ordine soviet, numero zero




Quando ci vuole ci vuole, non tutte le ciambelle escono col buco, a volte la merda capita e mille altri modi di dire che questo non sarà un post di elogio, ma una critica ad un lavoro uscito male, zoppicante e privo di senso dell' orientamento.
Questo è il principale problema dell' album: non sa dove vuole andare a parare. Parte con l'anthem "Ordine Soviet" ed è un' apertura bestiale, potente e pesante, con un tocco di groove metal contaminato dal punk; nulla di rivoluzionario ma esattamente quello che si spera quale partenza in questo tipo di lavori. Il problema arriva dopo, già dal primo secondo di chitarra del pezzo seguente non si capisce cosa sia successo, non si sa perchè, ma si percepisce solo confusione e smarrimento.
Iniziano a convergere negli arrangiamenti diversi generi creando una rapsodia stilistica disomogenea, si perde il focus e anche l'idea di composizione, lasciandosi trascinare da frasi fatte e già abusate.
Ovviamente non tutto l' album è da buttare, apprezzo ad esempio lo sforzo fatto in "Gioco Al Ribasso" nel voler ricordare in certi ambienti i Kina, agguingendoci comunque il proprio tocco. Un risultato forse non dei migliori ma che riesce a reggersi sui propri piedi.
L' idea che mi sono fatto è quella di una band che ha voluto fare il passo più lungo della gamba, unendo idee eterogenee senza però riuscire a darne una forma definita e lasciando di conseguenza canzoni che paiono un canovaccio da cui si è cercato di tirare fuori il possibile.
Tolto il lato compositivo e la voce che fa da coro tutto il resto però funziona, . Il cantante quando non si spinge ad essere troppo melodico ha una buona impostazione e una gran voce, anche se forse un po' già sentita. La chitarra non è super tecnica ma fa il suo lavoro e lo fa bene, così come il basso e la batteria, che solo in un paio di passaggi mi ha lasciato perplesso. Ciò che mi confonde è la tastiera/synt che compare a sprazzi in certi pezzi, non di mio gusto ma sopratutto superflua, figlia forse della voglia di strafare di cui ho già parlato.

Il cavallo di battaglia, però, è la produzione: suoni davvero ottimi e difficili da trovare in titoli indipendenti. Ottimo il mixaggio, sempre a fuoco su ogni strumento e in ogni situazione, buoni i suoni anche se avrei preferito una batteria un po' più "punchy" e una chitarra più compatta, ma qui son gusti.  Infine davvero ottimo il mastering, il quale riesce sì a stare al passo con le tendenze odierne della loudness war ma a regalare comunque un minimo di dinamica che non fa mai male. Tutto questo lavoro è stato svolto al Toxic Basement Studio di Milano, confermando ancora una volta questa come una delle realtà indipendenti qualitativamente migliori del nostro territorio.

Altra piccola nota di demerito a margine di tutto questo: il supporto plastico per il CD all'interno del digipak si è staccato appena arrivato a casa, sfiga mia però.

Non voglio essere cattivo, non mi piace neanche parlare male del lavoro altrui ma qui c'è davvero poco che si salva. Ho notato che il potenziale c'è, non siamo davanti a gente incapace, ma in questo caso ci si è spinti troppo in là rispetto al proprio potenziale, sotterrando idee potenzialmente buone in un insieme di situazioni ridondanti ed incoerenti. L'unico consiglio che posso dare è quello di ricordarsi che molto spesso meno è meglio è, e che le originalità stilistiche sono una cosa che si svilupperanno in modo fisiologico nel tempo.



Soviet Order Zero: una band non ancora pronta, ma da tenere comunque d'occhio.

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