Combo! - Due Parole su The Great Magini e The Broad And Beaten Way


Lunedì nella mia casella e-mail sono arrivati due messaggi, entrambi da parte della Rockshots Records. Due link per scaricare altrettanti album e qualche riga di presentazione per ciascuno, nulla di più, nulla di meno. Che fare quindi? Cosa mi significa questa cosa? Vallo a capire... Fatto sta che ormai il materiale ce l'ho quindi tanto vale parlarvene, snellendo un po' le miei solite forme, senza comunque alterare in alcun modo quella che è la mia reale opinione sulle cose.

Kult Of The Skull King - The Great Magini


Ci sono quegli album che segnano il passo ai propri successori, quelli che inciampano ancora prima di partire ed infine tutto ciò che, non essendo né uno né l'altro, sta in mezzo,vero protagonista del mercato discografico.
Ecco "The Great Magini", esordio della band "Kult Of The Skull God" , è esattamente questo. Non si muove da certi schemi sicuri e consolidati nei decenni, non va sempre al punto e per ogni colpo al ferro ne tira uno anche alla botte. Se da un lato sono quindi certo che un amante del rock vecchio stampo, tendente a sonorità più heavy, potrà gioire di questo prodotto in modo genuino, dall'altra il problema arriva quando si raggiunge un pubblico più esigente e più smaliziato, che non si accontenta del compitino ben fatto e si aspetta sempre quel passo in più, quella nota fuori dalla norma. Sarò onesto, non essendo un cultore completo del genere l'enfasi dell'ascolto ad una certo punto si perde, verso la metà dell' album, tra quei due/tre/quattro riempitivi, minando la realtà di un album che sinceramente ha i suoi punti di interesse. Molto buona sicuramente è "Liar", così come la traccia d'apertura "Black Magick" o la mezza ballad "Dead Heroes", tracce lasciate però a loro stesse in mezzo a qualche pezzo di troppo.
Non fraintendetemi ora, se siete amanti del genere ascoltate l' LP e date fiducia al gruppo, ma, se siete delle persone esigenti, date sì una possibilità all'album completo, più che altro per dovere di cronaca, e soffermatevi sui tre singoli sopra citati, giustamente scelti come ambasciatori del lavoro in fase di promozione, capaci anche, perchè no, di finire in qualche playlist spotify da ascoltare durante i viaggi.

Vi lascio qui di seguito ogni link utile per poter tirare le VOSTRE conclusioni e scegliere se, come e in che modo sostenere il neonato progetto di Lord Kalidon, Davide Tavecchia e Joey Amato.

iTUNES / APPLE MUSIC : https://apple.co/2SKFBk4

THE GREAT MAGINI PRE ORDER: http://bit.ly/TheGreatMagini_CD

Per maggiori informazioni visita:





 Kult Of The Skull God - The Grat Magini Album Cover

Sinisthra - The Broad And Beaten Way



Allora, mettiamo subito le cose in chiaro, questo album ha deciso di prendermi per il culo, e di farlo in modo neanche troppo velato.
Partito come un' esperienza gargantuesca ed oscura i nostri sfruttano la seconda parte della suite "Closely Guarded Distance'", seconda traccia dell'album, per cambiare il tiro, rallentare ancora di più le atmosfere, centellinare gli interventi chitarristici e dar maggior enfasi alle tastiere, vere protagoniste di tutto il comparto sonoro. Si apre in questo modo un diverso approccio in grado di arrivare alla fine di queste sei tracce, traghettandoci in mezzo ad un insieme di note sempre più rarefatte, un approccio vocale costantemente lirico e riff statici, fermi come blocchi di marmo. Tolti alcuni dettagli infelici (per citarne uno, l'entrata in scena della chitarra a 9":56' di "Closely Guarded Distance'") il resto dell' album si difende bene, trovando proprio in questa sua instabilità stilistica quel dettaglio che lo differenzia da gran parte della produzione attuale, ultimamente troppo presa dal rincorrere una sorta di gara al rialzo nella complessità della composizione, a discapito del lato emotivo. Proprio della produzione però dobbiamo parlare quando arrivano le note dolenti. Lasciando da parte ogni discorso sulla composizione, talvolta un po' dozzinale ma mai fastidiosamente ridondante, la registrazione risulta davvero troppo approssimativa. Non si riesce a parlare di dinamica, l'entrata in scena della chitarra non restituisce quel "colpo" che dovrebbe, finendo così per adagiarsi stanca sul tessuto musicale sottostante. La voce stessa non risulta dettagliata come dovrebbe, priva di dettaglio, di dinamica e fastidiosamente piatta, prova a enfatizzare certi momenti emotivamente importanti senza riuscirci totalmente, colpa forse anche di un mixaggio che non dona il giusto equilibrio al tutto.
Che dire quindi? Anche questo "The Broad And Beaten Way" , dai finlandesi "Sinisthra", non è un album per tutti ma, a differenza di quanto detto per il lavoro qui a lato, questa volta mi sento di suggerirlo anche a chi non è avvezzo al genere, forte proprio di questa sua natura sempre in bilico tra piglio violento ed atmosfere malinconiche.

Ancora una volta vi lascio qui sotto ogni link riguardo la band e l'album in questione:

Ascolta 'Closely Guarded Distance' ai seguenti link:

DIGITAL (iTunes) ➤ https://bit.ly/Sinisthra_digital




Ringrazio Rockshots Records per la fiducia concessami e chi lo sa... forse ne sentirete ancora parlare su queste pagine in futuro.


Bologna a Mano Armata - Bologna Violenta: Bancarotta Morale


 Bologna Violenta Cover Album Bancarotta MoraleUscito nel peggior periodo possibile e colpito da ritardi di ogni tipo, tra chiusura del pressing plant e spedizioni che non partivano, il nuovo lavoro di "Bologna Violenta" è finalmente tra noi.
Sono passati 15 anni da quel primo CDr  "Bologna Violenta" e molte cose sono cambiate, pur restando sempre le stesse.
"Bancarotta Morale" allora cos'è se non il punto di arrivo (e di ripartenza) di un progetto avanguardistico, già pietra miliare della musica italiana?
Come in una sorta di concept album i nostri raccontano qui 4 storie, drammi grotteschi e bucolici, scandendone i capitoli attraverso le proprie canzoni. I testi non sono presenti e tutto il lavoro di storytelling viene lasciato alle note o, meglio, agli ambienti acustici che queste creano,  liberando sensazioni e accentuando taluni elementi del discorso affrontato. A fronte di ciò diventa allora vero che, se eliminiamo le narrazioni contenute nel booklet o nel fold dell'edizione vinile, si evita l'opera tutta, privata dell'originaria struttura portante. Ecco allora che si comprendono quelle foto in copertina, tanto portatrici di un'estetica passata quanto testimonianze materiali di una realtà difficilmente credibile se semplicemente scritta su qualche libro storico.
Dimenticatevi, a seguito di quanto detto, gli albori del progetto, le su 26 tracce di 26 secondi, scarne, furiose e grezze. Siamo arrivati con questo lavoro alla summa di quanto già presentato in minima parte con "Discordia", evoluto in "Cortina" ed ora presentato in una forma forse non ancora definitiva, ma sicuramente consolidata.
L'introduzione, "Estetica Morale", è un'apertura leggera che espone le chiavi su cui si impernia tutto il lato sonoro dell'album. Violini, bass pedal ed organo armonium creano una melodia che richiama la classica musica folk, contadina forse, utilizzata con diversi approcci a seconda della storia narrata anche se con un atteggiamento ritmico da parte della batteria slegato a questa dialettica austera per restare, lei, fedele alla retorica del blastbeat, degli stacchi violenti e dei drop più heavy.
Come accennato in parte prima bisogna, per poter parlare del lavoro svolto, dividere il discorso in 5 parti, 4 per i racconti ed una per la suite finale.

La prima tripletta di canzoni racconta il percorso di un truffatore che, passando la vita nelle corti nobili di inizio 20° secolo, scappando costantemente dalla legge e dai suoi creditori arrivò a trovare, come ultima via di fuga, la fede per poi fondare una propria scuola, figlia  dicotomica di una vita di truffe ed un finale desiderio di redenzione. In questo primo caso l'approccio si fa diretto, principalmente in maggiore, richiamando una qualche atmosfera regale, tralasciando momentaneamente il bass pedal e mettendo in prima linea il violino spalleggiato dall'armonium che meglio lo indirizza nella sua corsa incessante.

Da qui si passa alla banda Przyssawka. Un gruppo di soggetti davvero poco raccomandabili che, uniti dalla vita da strada, finirono per diventare un'attrazione da baraccone, vestiti con pelli di orso e pagati per farsi foto con i turisti, diventarono un'inusuale quanto scomoda realtà di Oława, in Polonia. Ora la scrittura si focalizza su certe sonorità comuni nell'est europeo. La nota più particolare, se così si può dire, è l'originale utilizzo del delay sull'organo per la traccia "Il Picchiatore" dove questi trilli, che compaiono ora prima essere fagocitati dalla frenesia del tutto, danno un effetto di continuo andirivieni richiamando l'immaginazione proprio a dei pugni scagliatici addosso dai nostri diffusori.

Il prossimo non sarà un raccolto agrodolce come i precedenti, bensì una vera e propria storia di circonvenzione d'incapace, colpevole, quest'ultima, solo di essere figlia di buona casata. Il lavoro di descrizione uditiva dei personaggi si sofferma ora su quella che è la volontà degli stessi nei confronti della vittima, dolce e disillusa come il pezzo d'apertura, "La Sposa", decide di descriverci attraverso un lavoro di violino scarico da ogni intenzione violenta e semplice come la sua controparte umana. Seguono a questa altre composizioni presentanti tratti austeri e malinconici, misti comunque a delle sferzate violente e a degli stacchi veloci capaci di sottolineare quella violenza neanche troppo sottesa nell'animo dei suoi aguzzini.

L'ultimo dei 4 racconti è basato sulla signora Sophie Unschuldig, classica vedova nera che, capace solo di sperperare le proprie ricchezze, ricerca ogni volta un nuovo amante per abbandonarlo quando spoglio di ogni risorsa economica.
Siamo arrivati con questo al capitolo di passaggio, differente da tutto quanto affrontato in precedenza ma ancora inidoneo per esser ricondotto a quanto presente sul lato B .
Non esistono più blast beat, gli strumenti hanno il loro posizionamento nell'ambiente e non si spostano da lì. Dimenticatevi lo scontro sonoro dei temi precedenti e la loro rapsodia, ora tutto gode del suo spazio senza eccedere. Neanche dal secondo minuto in poi, quando si aggiunge alla scena sonora l'organo, viene meno il focus di quanto raccolto fin'ora, mantenendo, di fatto, quella naturale fluidità necessaria proprio in un lavoro caronteo come in questo caso.

Si conclude il lato A e quanto presente sulla seconda facciata differisce totalmente dal resto del progetto.
Nel lato B siamo di fronte ad un suite di quasi 20 minuti, nata da un'improvvisazione all'organo poi riarrangiata e limata per facilitarne la fruizione. Il risultato finale è quello che viene, giustamente, descritto dagli stessi autori come "una sorta di colonna sonora per un flusso di pensiero", dove quest'atmosfera leggera e lenta già presentata da "Sophie Unschuldig" diventa poi un susseguirsi di richiami ora allegri ed ora tetri e claustrofobici.

Il risultato finale, come premesso è ottimo ma non perfetto. Alcuni stacchi di batteria non si fondono perfettamente con il lavoro armonico portante e talvolta quasi distrae l'ascoltatore. Accade anche che, a mio avviso, non sempre il collegamento tra la storia raccontata ed il proprio corrispettivo sonoro non si palesi in modo evidente. Sicuramente un lavoro del genere non è facile dal momento che musica e narrazione non sono elementi semplici da collegare, ancor meno quando si tratta di  avvenimenti così singolari e complessi a livello emotivo, scevri da un pregresso culturale su cui far appoggio. Il livello produttivo poi è davvero particolare. Cupo, con alti fortemente limati e claustrofobico, non patisce comunque la mancanza di dinamica e riesce a non riempire le orecchie dell'ascoltatore con un'infinità di bassi spropositati nonostante talvolta, quando entra in gioco l'organo hammond, la scena tenda a saturarsi di suoni non perfettamente intellegibile.
Ottima poi l'idea di estrarre la suite e porla nel lato B, proprio a sottolineare la differenza con il resto del progetto.Il solo gesto di dover prendere il disco, girarlo e riposizionare la puntina al principio pone l'ascoltatore in un atteggiamento differente, lasciando in un certo senso indietro quanto affrontato fin'ora e preparandolo a qualcosa di diverso che da lì a poco si presterà ad iniziare.

Questo duo, nonostante tutto, sta  facendo scuola, provando a suo modo a tracciare una via e riuscendoci, in un modo dell'altro. A differenza dei lavori precedenti questo è più compatto ed omogeneo, merito forse dell' obbiettivo postosi motivazione portante per dare una direzione chiara al progetto. Sicuramente "Bancarotta Morale" è una novità importante per quanto riguarda  l'avanguardismo tutto ma non solo. Un invito ai musicisti nel non percorrere strade già consolidate, a creare elementi nuovi e discontinui con strumenti non convenzionali o stravolgendone l'approccio, dimenticandosi di come lo strumento musicale stesso sia stato percepito fino ad oggi.
"Bologna Violenta", a fronte di questa uscita, si presenta ancora una volta come una doppietta di menti fuori dagli schemi, un progetto estraneo da logiche di mercato e che davvero cerca di maturare un discorso evolutivo chiaro ed utile, in una qualche misura, allo sviluppo di un arte sempre più assoggettata ad uno schiavismo neo-industriale.