Strani Divieti da Ermal Meta - Vietato Morire & Umano


Mi scuso per la povertà di articoli in queste settimane ma il corona virus ha deciso di prendersela anche con la mia connessione. Oh, e per sbaglio ho cancellato tutto quello che avevo scritto nell'ultima settimana.... Porca troia.

Il mio approccio con la musica di Meta è sempre stato travagliato, dall'odio iniziale fino all'amore una volta assimilato passando per il semi disinteressata per il terzo lavoro.
Era inizio '17 ed avevo da poco finito le superiori, con il suo lascito di conoscenze e contatti. Uno di questi era una ragazza con la quale mi sentivo, giusto due parole in chat, nulla di eclatante. Fatto sta che è capitato di uscire ed essendo io il patentato la macchina era la mia. Ecco qui sorge un piccolo problema, perchè lei era leggermente distante da me come gusti musicali e, siamo onesti, non sono in molti a gradire venti minuti di macchina con i Cripple Bastards nelle orecchie. Arriva così il mio compleanno e con esso il consueto buono da Matrix. Tolti i consueti ed economici acquisti in ambito R&R, blues e jazz, mi restava in tasca qualcosa come 15 euro e, ricordandomi quanto questa ragazza mi tartassasse con  "Vietato Morire", comprai il doppio CD sia con "Vietato Morire" che con "Umano", il suo esordio solista. Vista la mia avversione verso il singolo che lo lanciò sul mercato, tenni il disco incellophanato così che lo aprisse questa ragazza la prossima volta che ci sarebbe stata occasione. Occasione che, visto come gira la fortuna non ci fù mai. Impilato come mio solito sulla mensola in camera i CD stettero lì qualche mese fino a quando i miei studi da liutaio (torneranno mai utili?) mi portarono a dovermi fare 100 km al giorno tra andata e ritorno fino a Barge. Mi serviva qualcosa di nuovo da ascoltare e da poter assimilare, possibilmente non nelle mie corde, così da poter togliere a forza qualche blocco ideologico su uno stile musicale fuori dalle mie corde. Ecco che arriva allora Ermal Meta. Il singolo di San Remo continua a farmi schifo, ma è tutto il resto ad intrigarmi. Un'allegra malinconia romantica pervade un lavoro dai tempi ottimi, dai lenti che si susseguono a ritmiche pop dance, alternando temi romantici a scoccate passivo aggressive, fino alla vuota leggerezza da radio. Non troviamo sperimentazioni o soluzioni iperboliche ma un'ottima produzione che sente di voler spingersi più in là, salvo poi fermarsi all'ultimo. Operazione chiaramente di utilità economica perchè, se da un lato la trasparenza monotonale radiofonica (nuovo esempio di ciò la nuova scoperta "Anna" con il suo "Bando", asintomatico emblema sublimato da anni di nichilismo musicale) vede di mal'occhio un certo approccio più ricercato, dall'altra lo sforzo viene ripagato dal pubblico della rete. 470.000  gli ascolti su Spotify, quasi 211 milioni di visualizzazioni su Youtube, senza parlare dei numeri di tutti gli altri servizi di streaming,  quest i numeri di cui si vanta il suo repertorio. Numeri che portano gente negli stadi e che consentono anche il riposo artistico, volendo. Peccato che questo riposo non ci sia stato e che in 4 anni siano usciti 4 album, con la successiva conseguenza di non avere troppa differenza  tra un album ed il suo seguito. "Vietato Morire" e "Umano" infatti possono apparire tranquillamente come la stessa opera, cosa anche plausibile dal momento che Meta è dai tempi indie di "La Fame Di Camilla" che bazzica con produttori importanti e mischiati nell'industria musicale, quella vera.
Tutti questi calcoli funzionano eccome e lascia anche spesso lo spazio a digressioni interessanti, intimo ma aggressivo lo sfogo verso il padre in "Lettera a Mio Padre", studiato e originale il paragone in "New York" con i suoi richiami a una certa melanconia francese. Forse le parti più deboli arrivano quando si spinge su ritmiche minimal tendenti troppo alla dance, dove la propensione al classico testo sull'amore non aiuta, basti vedere quanto è mediocre "Gravita Con Me" o quanto "Bob Marley", pur essendo di per se anche interessante per ritmo e orecchiabilità , non colpisca fino in fondo proprio per la ricerca dell'orecchiabilità stessa.

Cover di "Umano", l'album dell'esordio solistico.
Cover  di "Umano", l'album dell'esordio solistico. 
Lo suo stare in perenne bilico tra un buon senso musicale, bilanciato e leggero, e la voglia di emergere per forza in un ambiente mainstream intasato da prodotti concorrenziali, mi tiene però lontano da ogni  nuova uscita, timoroso di uno ammiccamento di troppo. Chissà, forse prima o poi tornerà un viaggio come il primo che mi riporterà ad un artista che si diverte a citare Vecchioni, a prendersi sul serio tra la leggerezza del cuore e che prova, a modo suo e con la sua singolare voce, a portare avanti una visione del cantautorato che, dirò, se si evolvesse in questa direzione non mi dispiacerebbe affatto.

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