Bohren & Der Club Of Gore o il deaffaticamento muscolare



1992, Mülheim an der Ruhr, Germania, 4 ragazzi decidono di mettere su una band. Gli anni erano quelli, esplodeva il grunge e l' hardcore prorompente degli '80 andava morendo, mischiandosi al noise e al post-punk creando un' ondata di band basate sul caos musicale più puro. Da questa città tedesca arriva una band, i Bohren. Una band come molte altre, ad essere onesto, con una buona tecnica ma nessuna caratteristica particolare. Ad un certo punto però qualcosa cambiò. È il 1994, il nome cambia, i rinnovati Bohren & Der Club Of Gore rilasciano  un 7" di dark ambient jazz. Due suite, una per lato, low beat, scuro, ansioso, pochi suoni puramente ambientali, qualche nota di chitarra, spazzole sul rullante ed inizialmente una grande presenza del basso. Ecco quindi gettate le fondamenta per i lavori successivi: canzoni molto lunghe, ritmi estremamente lenti, minimalismo esasperato, un piano sinuoso che riempie quei  rari momenti vuoti e, successivamente un cinico sassofono. Dieci album da scoprire, ovviamente non un ascolto facile, leggero e felice, ma credetemi se dico che ne vale la pena.
Piena notte, un libro, fuori da casa la pioggia di fine ottobre ed un caminetto acceso, ecco il perfetto ambiente in cui assaporare lavori come "Piano Night" o, il mio preferito, "Sunset Mission". La principale preoccupazione in questi casi è che ci si ricicli, che si finiscano le cose da dire o, meglio, da far provare ma loro no, sanno come distinguere le proprie composizioni con semplici espedienti. Prendiamo come esempio "Midnight Radio" ed il sopracitato "Sunset Mission", nel primo caso bisognava ricreare la sensazione di una notte solitaria ed ecco come il basso si adopera nel creare dei perfetti tappeti su cui adagiare lente armonie vibrate e solitari battiti di batteria, fino ad arrivare all' ultima traccia che regala all'ascoltatore un ritmo più movimentato e lo risveglia dal torpore in cui si è adagiato per più di un'ora. "Sunset Mission" invece ci regala il ritratto della città  sotto la pioggia, i ritmi sono leggermente più veloci, il piano si estende ma non  primeggia sul vero protagonista, ovvero il sassofono che, comunque, non vuole troneggiare solisticamente su nulla. A contorno di tutto ciò abbiamo, inserito nel mix in secondo piano i suoni di un temporale, con tuoni lontani e il battito delle gocce infrante sull'asfalto.
Bohren & der Club of Gore è scuramente il progetto più importanti in questo segmento di genere e ciò si vede anche dai numeri, risulta indubbiamente la mia miglior scoperta dell' anno passato, Suggerisco a tutti di ascoltarli, partendo magari dal best of pubblicato qualche anno fa, a stendersi sul letto ad occhi chiusi e a lasciarsi trasportare in questi ambienti dalle loro ispirazioni.

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