I Punkreas sono calati con gli ultimi lavori, poco da fare.
Com'è possibile che la band più famosa del panorama punk italiano sia cambiata a tal modo da esser diventata una caricatura di se stessa, disegnata da un cieco?
San Lorenzo di Parabiago, 1989, un gruppo di 5 ragazzi registra la sua prima demo e la distribuisce nell'underground, iniziando così la scalata nella scena musicale nostrana. Ad oggi siamo al quindicesimo album e la musica è cambiata.
Da uno stile molto classico, rude, spoglio siamo sbarcati ad un punk altamente influenzato dal rock classico, con ritmi relativamente lenti e una diversa concezione della struttura e del testo e della canzone.
Una delle qualità del gruppo è sempre stata la sua dinamicità, ogni album era differente dal precedente ed accettava influenze varie. Costanti erano i testi: diretti ma mai espliciti, politici e attuali. Tutto ciò è stato ANNNULLATO con il loro ultimo lavoro e questo tracollo, avviato nell' album Il Lato Ruvido, ha secondo me origini ben precise: Flaco.
Flaco (Fabrizio Castelli) è entrato nella band agli albori, poco dopo la registrazione di "Isterico", ed ha dato un' impronta pesantissima nella composizione delle melodie e nella stesura dei testi. Quando, il 12 ottobre 2014, dalla pagina Facebook dei Punkreas annunciò la sua separazione dalla band mi parve una notizia sì triste, ma non tragica. MAI potevo sbagliarmi così tanto.
Da quanto emerse in seguito il chitarrista fu letteralmente scaricato su due piedi, in seguito a dissapori e da quello che lui descrive come il delineamento di percorsi diversi da quelli che egli appoggiava.
Ascoltando anche questa intervista mi appare quindi chiaro quali siano questi "percorsi" di cui si parla: canzoni meno impegnate ed impegnative, giri di accordi più vicini agli stilemi classici e commerciali, struttura dell' album non più concepito nella sua interezza quanto come un compilation di singoli e un maggior fattore "tormentone" nei ritornelli. Aggiungiamo a tutto questo una mancata originalità stilistica ed avremo prima, nel 2016, un album piacevolmente non sperimentale come il precedente "Noblese Oblige ", più, giustamente, ruvido ma con meno piglio rispetto ai precedenti e, nel 2019, ""Inequilibrio Instabile", un album con una sola canzone passabile e una marea di passi falsi.
Onorevole il fatto che ormai, avendo raggiunto il successo, non vogliano più trattare argomenti che non sentono vicini e si siano messi a riflettere su di loro anche dal punto di vista personale ma una cosa del genere deve esser fatta con un senso e una forma corretta, non può esser tutto banalizzato come fanno loro e nascosto dietro a melodie corali sciatte e strasentite. Senza Flaco il gruppo ha perso tutto, dal tocco alla grinta e, a riprova di ciò, ci viene in aiuto proprio il lavoro solistico del Castelli, Flacopunx.
"Coleotteri" è un ottimo album, estremamente politico ed attuale, lucido, palesemente amato dall'artista che lo fregia di fraseggi arabeggianti, surf, pop, russi con estremo tatto. Per assurdo io sento molto più Punkreas qui che in chi porta davvero tale nome. Un vero peccato che questo
progetto sia morto in pochissimo tempo.
A seguito di un crowfounding conclusosi per il rotto della cuffia uscì il disco e conseguente tour che passò anche dalle mie parti, a Mondovì(CN).
Li vidi quindi dal vivo al Rock Budda Pub, un localino molto bello
in cui andai con una mia amica. Ad aprire vi erano i Quarantena ed un pubblico a dir poco scatenato(credo di non aver mai più rivisto due persone combattere su una sedia in mezzo al pogo) ma poi arrivò il dramma, durante il cambio palco un sacco di gente si allontanò o addirittura lasciò il locale, tant'è che alle prime note di Flacopunx eravamo poco meno di una decina di persone sotto il palco.
Questa cosa mi fece alquanto riflettere su quante cose influenzino o meno il successo di un progetto. In questo caso credo sia stata una questione di puro menefreghismo, la gente che era lì non conosceva neanche una loro canzone, probabilmente neanche chi fossero e non ha voluto saperne di farlo, estendiamo questo comportamento a livello nazionale, aggiungiamo una scarsa pubblicizzazione ed ecco che, finito il tour, il progetto si chiuse, tra le lacrime di tutti coloro che lo hanno seguito perché davvero credevano in ciò che facevano e non ascoltavano i Punkreas solo perché "li ascoltavo da ragazzo"
Nessun commento:
Posta un commento
Dimmi la tua!