Gettare la spugna o morire da eroi?


Una domanda che mi pongo di tanto in tanto ma che ultimamente non si schioda.
Mercoledì scorso sono stato a Caramagna dove si è svolto il concerto degli Exploited. Togliamo la lieve polemica che ne è scaturita dovuta alle 5 band di apertura, davvero troppe per un concerto del mercoledì sera, e focalizziamoci sulla main band. Sono in giro da una vita e dal 1979 ad oggi sono riusciti a stare sempre, nonostante una piccola caduta negli anni 90, sulla cresta dell'onda, nonostante della formazione originale ormai sia rimasto solo Wattie, il cantante.
La band in fondo è lui, senza nulla togliere agli altri membri ovviamente, e la cosa era palesata quando, a concerto finito, tutti quelli che si erano fermati cercassero solo lui per eventuali foto o autografi, noncuranti dei musicisti che intanto stavano smontano l' atrezzatura o semplicemente girando per il locale. Wattie però ha una certa età, è del 1957, ed è uno che la vita l'ha vissuta senza porsi troppi problemi per il futuro, come ogni punk che si rispetti, ma questo non ha certo giovato alla sua salute; sono celebri infatti i suoi problemi cardiaci che lo hanno portato sempre più spesso negli ultimi anni a sottoporsi a cure ed interventi importanti. Vien da se che una persona così faccia una fatica assurda stare sul palco, raddoppiata dal genere che suona e dal suo tipo di cantato. La performance a cui ho assistito mette ben in luce tutte queste criticità: pochi movimenti sul palco, gain del microfono a manetta che in più occasioni fischia quando avvicinato alle spie, attacchi blandi nei versi, lunghe pause tra una canzone e l'altra e in generale poco slancio. Questo non pregiudica totalmente lo spettacolo, ovvio, ma lascia quel retrogusto amaro in bocca dell'aver visto qualcosa di potenziamelnte migliore, una scusa per poter dire di aver strapagato il concerto, un motivo per non tornare a casa entusiasta come vorresti.
È giusto quindi continuare quando si palesa una situazione simile? La risposta potrebbe sembrare semplice ma non lo è affatto, né per lo spettatore, né per l' artista.
Dal punto di vista del fruitore a seconda dell' attaccamento possono sorgere pareri differenti, ad esempio, un fan medio, colui che ascolta i brani e va ai concerti quando capita ma non si interessa di seguire notizie e avvenimenti, non patirà molto lo scioglimento, mentre colui che oltre alla musica vive anche la scena, idolatra certi atteggiamenti e rispetta certe posizioni pone in primo luogo la persona e poi il suo lavoro. Ecco, questo genere di ammiratore preferirebbe che l' artista smettesse di fare ciò che fa e pensasse più a se stesso. In ultimo luogo abbiamo tutta quella schiera che slega totalmente la persona dalla musica e sono loro a voler vedere il loro gruppo preferito andare avanti ad oltranza, come adoni grechi.
Come dovrebbe comportarsi quindi il nostro mito di fronte ad una cosa del genere? Scindiamo il personaggio pubblico dal privato e la musica, con i suoi generi, dalla scena. Nel caso in questione abbiamo una persona che per tutta la vita è stata su un palco, sempre circondata da gente con le sue stesse ideologie, i suoi pensieri e i suoi modi. Una cosa del genere porta spesso all' alienazione, non per forza una cosa negativa, oggettivamente però questo stare non completamente legato alla società che lo circonda porta sicuramente con se la paura del cambiamento, della difficoltà di adattarsi a nuovi ambienti. Non credo sia questo il caso però, Wattie ha 62 anni, potrebbe lasciare tutto e vivere di rendita senza problemi. La salute è però una cosa seria, e lo sa bene dal momento che gli basta specchiarsi per ricordare ogni singola operazione subita e guardare un po' di foto degli ultimi 10 anni per capire quanti danni a livello fisico portano certe medicine .Ecco perché credo che quello a cui stiamo assistendo sia un tentativo di auto mitizzazione da parte di un uomo che vuole martirizzarsi per nutrire la sua ego, perché ,diciamocelo, basta ascoltare le interviste nell'ultimo periodo per notare quanto si reputi, a ragione o meno non sta a me dirlo, uno degli ultimi rimasti "puri", ma non riesce a star dietro a quello che predica.


Finito il concerto sono rimasto insieme ai miei amici ad aspettare che il gruppo uscisse per i classici saluti e le foto di rito. Bassista e chitarrista erano sul palco a smontare l' attrezzatura mentre Wattie e suo fratello nel backstage a far cena e non avevano gran voglia di uscire. Fortunatamente, conoscendo gli organizzatori, quello di noi che voleva gli autografi resta ad entrare, mentre io restavo a far da guardia per non far intrufolare troppa gente sul palco a creare problemi. Qui non so bene cosa successe perché ero impegnato in altre questioni ma, per quanto ne so, non volevano uscire perché troppo stanchi. Alcuni minuti di attesa e mi viene chiesto di contare quanta gente ci fosse ad aspettare (saranno state una ventina di persone in tutto), un altro po' di attesa e Wattie esce. Nulla di speciale però, appena il tempo di svolgere il compitino per poter tornare a sedersi.
Non voglio dire che sia un menefreghista o che voglia farsi desiderare ma era ovvio che non volesse stare lì e preferisse riposarti. Stando così le cose allora perché non lasciare perdere? Cerchiamo di essere onesti, è evidente che ciò che vorrebbe essere è diverso da ciò che riesce ad essere.
Fatica a stare sul palco, con i fan, problemi di salute uniti ad una certa età sono tutti chiari indizi di una carriera da finire, lasciando comunque una buona immagine, invece di continuare fino a divenire la propria controfigura scanzonata.

Spero seriamente se ne accorga presto e che getti la spugna, cedendo la scena come la leggenda che è e non come la copia mal riuscita degli ultimi anni, augurandomi che nel frattempo la sua testardaggine non crei dei risvolti irreversibili.

Gli auguro ogni bene ma seriamente, la mia preoccupazione è molta.


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