REPERTI.
Quello che ho qui oggi, ragazzi miei, è davvero un reperto storico della Granda; figlio di quella sommessa voglia di staccarsi dalla realtà provinciale, musicale e non, per aver un più ampio respiro. Non a caso, infatti, queste considerazioni trovano conferma nel titolo "Un Altro Posto", ideologico e geografico, a cui tendere ed in genuinamente cui sperare.
Essendo secondo me il contesto in cui certi dischi vengono scovati la parte più importante dell' articolo, vi racconto una la bella storiella di una domenica pomeriggio passata tra la pioggia e la puzza di muffa in macchina.
Avendo avuto finalmente quella ventina di euro da poter spendere e ricordandomi che il Mercatino di Savigliano è uno di quelli meno frequentati della provincia, domenica scorsa abbandono la famiglia e sfido i flutti cumulonembici. Arrivo contro ogni aspettativa a Savigliano alle 2:30 per ricordarmi solo troppo tardi che il negozio apre alle 3:30; sono però davanti al cancello, giacca tirata sul capo, e ho ancora un' ora davanti. Grazie a Dio giusto dall'altra parte della strada c'è il Mercatò e, almeno, potrei sfruttare i loro climatizzatori. Attraverso la strada e mi fiondo alla porta e ,ovviamente, la trovo chiusa, perchè non essendo il classico supermercato non fanno orario continuato, apertura alle 3. Per lo meno solo mezz'ora al freddo è già tutto di guadagnato. Aspetto come un povero mendicante davanti alla porta e quando finalmente apre mi butto dentro a cercare per lo meno un po' di calore e poi ritrovarmi a meditare sul fatto che tra un po' è natale, non ho una lira, ed una nipote piuttosto esigente; prendo una Monster ed esco dopo mezz'ora. Ancora piove, mi tiro la giacca sulla testa e corro già sapendo che il cancello del Mercatino sarebbe stato ancora chiuso, perchè si sa che la puntualità non è mai stata contemplata in certi posti, però dai, che vuoi che siano 10 minuti di attesa?
Fossero stati dieci... sono stato a contare le gocce in macchina fino alle 4 facendo capolino ogni tanto sperando in qualche novità ma nulla e, onestamente, mi stavo anche rompendo di sta cosa. Vado così a fare un giro all'Elecler lì vicino , dato anche che mezzo litro di Monster la natura la chiama tutta e avevo bisogno urgentemente di un cambio d'olio. Long story short, alle 4.30 torno per dargli l' ultima possibilità e, miracolo, lo trovo aperto. Eccoci quindi dentro, non ho molto da dire su questo negozio in realtà, è forse il più basico tra tutti, ha giusto un porta cd verticale con qualche album buttato lì a volte senza copertina volte no, uno scatolone con dei 78 giri, un po' di dischi in pessime condizioni e poi libri, soprammobili, vecchi TV e la solita roba che la gente non vuole tenere a casa. Passo così in rassegna il porta CD e trovo roba interessante: "You've Come A Long Way, Baby" di Fat Boy Slim, le colonne sonore di "The Beach", dell primo"Pirati Dei Caraibi" e del primo "Le Cronache di Narnia", per il reparto vinilifico invece ho scovato un buonissimo "Wha'ppen?" dei "The Beat" ed un, beh, interessante(?) "Profumo Di Blues" di Paula Rose.
Non mi resta che dividere le acque come Mosè e tornare a casa.
Dopo questo leggero preambolo passiamo a parlare del disco in sè. La copertina ed in generale tutta la grafica non è che sia granchè, classica economicità invecchiata male, con questo sfondo blu marmo a ricordare i bei tempi di windows 98.
Già dal titolo, come preannunciato nella premessa, si capisce come questo lavoro voglia colpire un vasto pubblico e avere una risonanza slegata da una nicchia specifica, che possa trovare consensi in più di un genere senza però legarsi a nulla fino in fondo. Sono chiare da subito le derivazioni funky come quelle rock, dalla impostazione vocale chiaramente ispirata da Danilo dei "nuovi" Nomadi ,(ri)nati proprio in quegli anni,. Alla chitarra a volte sommessa a volte no, ma sempre movimentata, si introduce anche un sentore di pop commerciale britannico e, perchè no, anche più di uno spunto di italo dance anni '90, come insegnato da Gigi D'agostino, Eifelle 65, Gabry Ponte e compagnia bella.
Gli amanti del basso, inteso sia come strumento melodico che ritmico, sicuramente rimarranno contenti dalle linee presenti in questo album, messe in risalto nel mix sia quando serve che quando se ne potrebbe fare a meno. Nei suoi giri più interessanti è bello farsi trasportare dalle frequenza del woofer ma, nei ritornelli o nelle parti più tranquille, quando questi accompagnamenti diventano semplicemente la tenuta di tonica, diventa un protagonista un po' fastidioso.
La caparbietà nel mischiare gli stili gli sfugge di mano solo poche volte, sicuramente nella seconda canzone, "Formalità" dove passiamo da una commistione di rock/funky con qualche stacco prog molto leggero nel precedente "Innaturale", ad un canzone dance dai richiami anni 80 quasi da sigla per cartone animato, cassa spinta e costante, basso quasi sullo stesso livello della voce e chitarra funky nella cassa destra, onestamente sto pezzo proprio non l'ho capito.Ovviamente non mancano i lenti, piuttosto ben studiati e ballabili anche loro, con giri armonici che cercano continuamente delle chiusure protratte fino a versarsi sulle rive più "power" dei ritornelli; una struttura certo consolidata, funzionale , quasi classica che però, nel complesso, tende ad esser ridondantemente ultra utilizzata. Una menzione d'onore va sicuramente fatta al pezzo "Dove Si Va" che per molti potrebbe forse essere l' anello debole, perchè davvero ripetitivo, ma che mi ha preso per come riesce a creare salite e discese sia ritmiche che melodiche con una assoluta naturalezza, qualcosa di molto difficile.
Tecnicamente questi ragazzi sono incredibili, penso provengano tutti da situazioni formative piuttosto serie, precisi nei tempi, anche i più difficili, ottimi negli arrangiamenti che, grazie proprio alla sperimentazione e alla commistione di generi, riescono a non risultare mai banali, proponendo ogni volta una formula diversa senza (quasi) mai uscire dal tracciato impostatosi.. Convincente così anche la parte vocale, capace di muoversi e creare scale senza difficoltà, talvolta, poi, aiutata da una voce femminile per cori o per sezioni intere.
Un lavoro del genere, che punta alla fusion, ma anche al rock, al pop, alla dance e riesce a creare comunque un sound funzionale ed emblematico spicca sicuramente in un panorama musicale come il nostro. Un ascolto leggero che nasconde in seno una buona complessità capace di piacere all'ascoltatore casuale ma anche interessare a chi non si accontenta della "solita roba" derivativa e risentita.
A quanto mi risulta questo è l'unica uscita fatta ed invito chiunque a procurarsene una copia, qualora la si trovi. Mi piacerebbe anche poter caricare, con il consenso degli artisti, l'album su youtube e, non sapendo come contattarli, vi chiedo se qualcuno possa riuscire a darmi una mano in tal senso.
Un prodotto del genere non ha avuto successo ai tempi probabilmente perchè cercava di tendere ad un mercato esterno a quello della provincetta, trovandosi però imprigionati sia inizialmente da radici musicali ninety e in secondariamente dalla provincia stessa , da sempre incapace di promuovere adeguatamente ogni forma di iniziativa culturale lontana dal mainstream di discoinferni straripieni di paganti annoiati dalla ripetitività lavorativa settimanale.
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